La 78ª edizione del Festival di Cannes si è inaugurata con una serata che ha saputo fondere l’incanto del glamour alla profondità dell’impegno civile, rinnovando il ruolo del cinema come strumento di lettura del nostro tempo e come veicolo di bellezza universale.
La Montée des Marches: un tappeto rosso che racconta il nostro presente
Molto più di una passerella, la Montée des Marches si conferma ogni anno rito collettivo e palcoscenico mediatico di risonanza globale. Quest’edizione ha visto l’adozione di un protocollo estetico più rigoroso: aboliti gli eccessi, banditi i nude look, imposto un controllo severo sugli strascichi, con l’intento di restituire al red carpet la sua originaria eleganza, priva di spettacolarizzazioni fini a sé stesse.
Protagonisti indiscussi di questa ouverture, Robert De Niro, accompagnato dalla compagna Tiffany Chen, e Quentin Tarantino, accolti da un tripudio di flash e applausi. Presenze iconiche che hanno ridato significato al concetto stesso di star system, inteso come riconoscimento a percorsi artistici esemplari.
Non meno significativa la presenza italiana, con Alba e Alice Rohrwacher, rispettivamente in giuria ufficiale e per la Caméra d’Or, insieme a Pierfrancesco Favino e Roberto Minervini, simboli di un cinema che sa coniugare radici e visione contemporanea.
La cerimonia: il cinema come atto di coraggio
Laurent Lafitte, maestro di cerimonia, ha aperto la serata con un intervento denso di riferimenti alla responsabilità civile del cinema. Citando giganti del calibro di James Stewart, Jean Gabin, Josephine Baker, Richard Gere e Volodymyr Zelensky, ha ribadito come il grande schermo resti uno degli ultimi spazi di resistenza culturale. «Solo gli audaci dovrebbero fare cinema», ha affermato, evocando le parole di Frank Capra e il manifesto etico di questa edizione.
L’appello alla memoria e alla coscienza di Juliette Binoche
La presidente della giuria, Juliette Binoche, ha offerto uno dei momenti più intensi della serata, con un sentito omaggio a Fatima Hassouna, giovane fotoreporter uccisa a Gaza. Le sue parole, vibranti di empatia e rigore morale, hanno trasformato il palco del Grand Théâtre Lumière in uno spazio di riflessione collettiva: «L’arte resta. È testimonianza delle nostre vite, dei nostri sogni. E noi, spettatori, la abbracciamo».
Robert De Niro: Palma d’Oro d’onore e lezione di democrazia
L’apice della serata è stato senza dubbio la consegna della Palma d’Oro d’onore a Robert De Niro, omaggiato da Leonardo DiCaprio con un discorso che ha saputo intrecciare ammirazione personale e consapevolezza storica: «De Niro non è soltanto un grande attore. È L’Attore. Con Scorsese ha ridefinito il senso stesso del cinema».
Nel suo intervento, De Niro ha voluto sottolineare la necessità di difendere la democrazia e la libertà di espressione, ribadendo il ruolo inclusivo dell’arte: «L’arte è un atto democratico. E per questo rappresenta una minaccia per ogni forma di autoritarismo. Non possiamo più permetterci di essere spettatori passivi».
Un omaggio al visionario David Lynch
La serata ha riservato un momento di particolare emozione alla memoria di David Lynch, con una performance inedita di Mylène Farmer, la cui voce ipnotica ha reso omaggio alla poetica del maestro del mistero, scomparso lo scorso gennaio.
La dichiarazione di apertura: il sigillo di Quentin Tarantino
A suggellare la cerimonia, Quentin Tarantino ha pronunciato la formula ufficiale con la sua inconfondibile energia: «It’s my honour to declare the 78th Festival open!», dando così inizio a dodici giorni di proiezioni, incontri e celebrazioni dell’arte cinematografica.
Un inizio che riflette la complessità del nostro tempo
La serata inaugurale della 78ª edizione del Festival di Cannes ha restituito al cinema il suo ruolo più alto: essere specchio e interprete delle tensioni del presente, ma anche spazio di visione per immaginare nuove prospettive.
Cannes si conferma luogo in cui il linguaggio delle immagini si intreccia con la responsabilità culturale, ricordandoci che l’arte non è evasione, ma partecipazione consapevole.
Un’apertura che non si è limitata a celebrare la grande tradizione cinematografica, ma ha saputo accogliere la complessità del nostro tempo, trasformando il rito in testimonianza e il racconto in azione.