Dal 7 maggio al 27 luglio 2025, la Galleria di 10 Corso Como ospita “Da un’altra parte”, mostra personale di Guido Guidi a cura di Alessandro Rabottini, che riunisce oltre cinquant’anni di ricerca fotografica in un racconto visivo sospeso tra luce, tempo e memoria.
C’è un’arte che non urla, ma sussurra. Che non impone, ma svela. È quella di Guido Guidi, maestro riconosciuto della fotografia italiana e internazionale, che da oltre mezzo secolo indaga lo spazio, la luce e il tempo con lo stesso rigore di un filosofo e la grazia di un poeta. In Da un’altra parte, la sua ultima esposizione milanese, l’ombra diventa chiave narrativa, metafora silenziosa e presenza viva che abita le sue immagini.
Curata con sensibilità e intelligenza da Alessandro Rabottini, la mostra si articola come un itinerario emozionale e visivo attraverso più di cinquant’anni di pratica fotografica. Non si tratta, però, di una retrospettiva nel senso tradizionale del termine: le fotografie – selezionate una ad una – sono sradicate dalle loro serie d’origine e ricollocate in un dialogo formale e poetico che supera cronologie e generi. Così, ritratti, nature morte e architetture si rincorrono come versi sparsi di un’unica poesia visiva.
Il cuore pulsante dell’esposizione è l’ombra: presenza concreta e impalpabile che attraversa ogni scatto. Non come elemento accessorio, ma come struttura portante, come testimone silenzioso di ciò che è stato e di ciò che sfugge. Le ombre di Guidi parlano di assenza, ma anche di radicamento; evocano la transitorietà delle cose, l’etica dello sguardo, la tensione tra visibile e invisibile. È un’ombra che interroga, che vibra, che si fa materia.
Nei suoi scatti, spesso intrisi di silenzio e di un’estetica della sottrazione, ogni muro scrostato, ogni finestra aperta sull’indefinito, ogni riflesso o bagliore fugace diventa testimonianza di un’esistenza fragile e concreta al tempo stesso. Raramente l’umano è protagonista, ma quando compare lo fa in punta di piedi, sfiorato dalla luce o nascosto dalla penombra, come se la macchina fotografica volesse rispettarne la sacralità.
Guidi, classe 1941, ha trasformato la fotografia in una forma di meditazione visiva. Formatosi sotto maestri come Scarpa e Zevi, ha dedicato la sua intera carriera a catturare ciò che spesso sfugge: i margini, le periferie, l’ordinario. Le sue opere, oggi conservate nei maggiori musei internazionali – dal Centre Pompidou al MAXXI – raccontano di un’Italia minore e universale, di una bellezza nascosta che si rivela solo a chi sa guardare davvero.
10 Corso Como, da sempre crocevia di linguaggi creativi, offre il palcoscenico perfetto per questo racconto rarefatto e intenso. Con Da un’altra parte, la Galleria conferma la propria vocazione alla sperimentazione colta, capace di intrecciare arte e pensiero, estetica e riflessione.
In un tempo che corre veloce, la fotografia di Guido Guidi ci invita a fermarci. A contemplare l’ombra, non come vuoto, ma come luogo abitato dal senso. E ci ricorda che, forse, è proprio da un’altra parte che vale la pena guardare.
Photocredit: Galleria 10 Corso Como