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Testa alta, sguardo magnetico, e un outfit che racconta più di mille parole. Sul red carpet del Festival di Cannes 2025, Alessandro Borghi non ha semplicemente sfilato: ha incarnato un immaginario. Quello di un uomo fuori dal tempo, a metà tra dandy moderno e icona western, con indosso un look sartoriale firmato Valentino – disegnato appositamente da Alessandro Michele – che riecheggia la dualità tra rigore e romanticismo.

La giacca doppiopetto avorio, costruita su volumi misurati e silhouette morbide, si scontra e dialoga con pantaloni neri ampi, in una tensione cromatica quasi cinematografica. A completare il look, un foulard-cravatta a pois, citazione elegante e fuori dagli schemi, che Borghi indossa con naturalezza, come se fosse nato in scena.

Un buttero sul red carpet

Non è un caso che Borghi abbia scelto un outfit così denso di riferimenti: nel film Testa o croce?, presentato in anteprima proprio sulla Croisette, interpreta Santino, un buttero dell’inizio Novecento che si ritrova coinvolto in una sfida epica contro i cowboy del Wild West Show di Buffalo Bill, approdato a Roma per esportare il sogno americano a suon di lari e cavalli.

Nel film diretto da Alessio Rigo De Righi e Matteo Zoppis, accanto a Nadia Tereszkiewicz, Borghi incarna il volto rude e poetico dell’Italia rurale: Santino non è solo un domatore di cavalli, ma un uomo libero, che sfida le convenzioni sociali, l’arroganza del potere e la mitologia americana con la sola forza delle redini. Fuga, passione, vendetta, giustizia: il film è un western atipico e lirico, dove le frontiere non sono solo geografiche ma anche morali.

Eleganza che racconta una storia

L’apparizione di Borghi sul tappeto rosso non è dunque fine a se stessa: è parte di una narrazione coerente, che unisce moda, cinema e identità culturale. Il suo look si fa manifesto estetico e dichiarazione politica allo stesso tempo. Un ponte tra l’antico e il contemporaneo, tra la tradizione sartoriale italiana e una visione post-western dell’uomo moderno.

Come nei migliori capitoli della sua carriera, Borghi ci ricorda che lo stile non è apparenza: è sostanza. È un linguaggio. Ed è lì, tra i riflessi delle fotocamere e le pieghe del foulard, che prende forma la sua vera arte: raccontare storie, anche senza dire una parola.

Photocredit: Federica Pierpaoli